sabato 20 aprile 2013

La maratona secondo Mauro Covacich

Chiunque ha cominciato a praticarla sa che la maratona assomiglia a un’arte marziale. Gareggi con un sacco di gente ma il tuo vero avversario sei tu. 
Non importa in quale posizione arrivi al traguardo importa quanto ti sei avvicinato al tuo personale. 
Se ti sei misurato fino in fondo a quello che hai e quello che sei. Un gesto corale compiuto da solisti. 
Ma correre in questo modo è anche una forma di ecologia della mente. Misurarsi con se stessi spinge a misurarsi con i propri limiti e a prendere le misure del mondo calcolandone il suolo, sorbendone la vastità. 
Attraverso la fatica di cui si nutre come una linfa preziosa, il maratoneta scopre quanto è grande il mondo e quanto piccoli siamo noi, campioni compresi. Alla forza, alla velocità risponde con la resistenza. Resistere diventa il suo mantra, la più pacifica delle sovversioni, la più gioiosa espressone di libertà, un paio di scarpe e la strada. 
Quale che sia il proposito degli attentatori di Boston la loro bomba è la negazione di tutto questo.

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